Nel diserbante spruzzato lungo le nostre strade per essiccare l’erba c’è una sostanza che secondo l’ultimo rapporto sulle acque superficiali è tra le più inquinanti. Studi dimostrano che l’esposizione nel tempo provoca danni alla salute e l’allarme delle associazioni ambientaliste riporta l’attenzione sull’uso indiscriminato di questi prodotti.
Con l’inizio della primavera, in diverse regioni d’Italia, è possibile notare lungo i bordi delle strade urbane ed extra-urbane fasce di vegetazione di colore giallo rossastro in totale contrasto con il resto della vegetazione verde. Questo vuol dire che le società incaricate di garantire una corretta visibilità e viabilità stradale, invece di applicare il tradizionale sfalcio dell’erba, hanno spruzzato del diserbante.
Il principio attivo presente nella maggior parte dei diserbanti in commercio è il gliphosate; una sostanza che, nonostante rientri nella gamma di prodotti fitosanitari autorizzati sia a livello nazionale che europeo, secondo autorevoli studi scientifici, condotti per esempio dal Mit di Cambridge, dalla Université de Caen e dalla University of Washington, può provocare a lungo termine effetti dannosi anche sugli esseri umani. «È proprio l’esposizione cronica – ci spiega l’oncologa Patrizia Gentilini – a creare maggiori rischi di tossicità per la salute, e quello che emerge è una maggiore incidenza di tumori del sangue, alterazioni al sistema endocrino, disfunzioni ormonali e danni sui meccanismi di neurotrasmissione cerebrale».
Secondo il decreto legislativo 194/1995 un prodotto fitosanitario può essere autorizzato solo se “non produce effetti nocivi, in maniera diretta o indiretta, sulla salute dell’uomo o degli animali o sulle acque sotterranee”. Eppure è proprio nelle schede di sicurezza dei diserbanti a base di gliphosate che viene riportato che: “Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico”. Inoltre dal rapporto Ispra del 2013 tra le sostanze più rilevate nelle acque superficiali c’è appunto il gliphosate, inquinante che in Lombardia è stato ritrovato quasi sempre in concentrazioni superiori ai limiti Standard di Qualità Ambientale (Sqa).
Una proposta di legge sulla riduzione dei diserbanti è accantonata dall’anno scorso alla Camera dei Deputati mentre è da qualche mese entrato in vigore il Piano interministeriale di Azione Nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e la riduzione dei rischi associati all’impiego di questi. Secondo quanto però rilevato dal Professore di Botanica Sistemica, Fabio Taffetani, (Università Politecnica delle Marche – Ancona) il Pian è carente di alcuni aspetti importanti. Ad esempio oltre a vedere gli effetti dei diserbanti nelle acque, “è importante che nella fase finale di elaborazione del Pan si tenga conto del monitoraggio dei residui di queste sostanze anche su tutti gli ecosistemi a margine delle zone trattate da questi prodotti”..
Da tempo l’allarme sull’uso massivo dei diserbanti è stato lanciato da molte associazioni ambientaliste regionali e singoli cittadini che chiedono un confronto con le rispettive amministrazioni locali e regionali per la riduzione di questi prodotti. Alcune amministrazioni hanno deciso di seguire il principio di precauzione nei confronti del proprio territorio e degli abitanti, vietandone l’uso, e in alcune regioni singoli consiglieri portano avanti interrogazioni e proposte di eliminazione del diserbo, ma si attende che vengano date delle direttive nazionali, che eludano le singole sensibilità locali e regionali.
Fonte: corriere.it
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