Logistica e trasporti incidono annualmente per oltre 5 miliardi di euro sul conto economico delle imprese chimiche, che movimentano quasi 38 milioni di tonnellate di sostanze e prodotti chimici, di cui il 58% sono classificati come “pericolosi”.
Sono questi alcuni dei dati presentati nel corso dell’assemblea annuale di Federchimica da parte del presidente Cesare Puccioni a Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
“E’ fondamentale che nella politica infrastrutturale in Italia sia adottata una razionalizzazione delle strutture logistiche – ha chiesto Puccioni al ministro – che deve riguardare anzitutto il trasporto marittimo. In Italia esistono 24 Autorità Portuali, le cui procedure e decisioni operative devono essere armonizzate e coordinate”.
Un milione di container l’anno preferisce il transito nei porti del Nord Europa ai porti italiani, anche per merci provenienti o destinate a imprese che operano in Italia, perché i tempi di sdoganamento sono certi e i meccanismi burocratici garantiti dagli scali nordeuropei sono più fluidi dei nostri, spiega il comunicato diffuso da Federchimica.
“Per quanto riguarda i trasporti via terra, va considerato che la frequenza degli incidenti ferroviari è minima rispetto a quelli stradali e l’impatto ambientale (in termini di emissioni di CO2) è decisamente minore – si legge nel comunicato -. La ‘razionalizzazione’ adottata dal Gruppo FS ha, invece, di fatto obbligato le imprese a riprendere l’utilizzo del sistema stradale: le merci pericolose trasportate per ferrovia sono diminuite del 16%. Gli scali ferroviari nel Paese prima del 2000, oltre un migliaio, sono scesi a 227, di cui solo 67 abilitati al trasporto di “Merci Pericolose”. L’abolizione, nel 2010, da parte di Trenitalia del cosiddetto ‘Traffico Diffuso’ (il trasporto di merci con carri singoli favorevole, principalmente, alle PMI) delle Merci Pericolose ha fatto sì che, ogni anno, si siano riversate sulle strade circa 3 milioni di tonnellate di Merci Pericolose in più, pari a 75mila automezzi. Il trasporto di Treni Completi non è economicamente sostenibile per il tessuto industriale chimico in Italia, costituito essenzialmente da PMI che hanno, invece, la necessità di approvvigionarsi di piccoli quantitativi di materie prime. E’ necessaria una riforma – chiede Federchimica – che indichi una scelta sul ruolo dei trasporti nel rilancio dell’industria italiana e di quella chimica in particolare, individuare i vincoli esistenti e i modelli europei di riferimento, intervenire con decisione avendo in mente certamente la sicurezza ma anche la competitività”.
Nel corso dell’assemblea Puccioni ha parlato infine del Sistri: “Si tratta di un sistema sconosciuto in tutti gli altri Paesi europei. In 5 anni 24 provvedimenti legislativi con innumerevoli modifiche, 7 rinvii e il sistema non è ancora pienamente funzionante. Va semplificato e corretto per essere reso applicabile, senza oneri aggiuntivi per le imprese”.
Fonte: federchimica.it
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