Oltre 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. È il nuovo record rilevato dall’Università delle Nazioni Unite, che ha stimato la quantità di RAEE nel mondo al 2014. In questo scenario, i ricercatori avvertono: entro il 2018 anni l’”e-waste” potrebbe superare le 50 milioni di tonnellate.

Secondo i dati dell’Università delle Nazioni Unite sono proprio i Paesi con una più spiccata coscienza ambientalista a generare la maggior quantità di RAEE: in particolare Stati Uniti e Cina, che insieme producono il 32% del totale.
Per quanto riguarda la produzione pro-capite è la Norvegia ad avere il primo posto nella lista dei Paesi produttori di RAEE, con 28,4 kg di rifiuti a persona, seguita dalla Svizzera con 26,3 kg, dall’Islanda con 26,1 kg e dalla Danimarca con 24 kg, mentre Francia e Stati Uniti occupano la parte bassa di questa classifica con, rispettivamente, 22,2 kg e 22,1 kg di RAEE pro-capite. In fondo alla lista c’è l’Africa, con 1,7 kg a persona.
Uno dei elementi più allarmanti, oltre alla crescita della produzione di rifiuti come frigoriferi, lavatrici e altri elettrodomestici, è il dato sul riciclo di questi prodotti tossici: solo un sesto del totale viene smaltito e riciclato correttamente. David Malone, collaboratore del segretario generale dell’ONU e rettore dell’Università della Nazioni Unite, ha spiegato:
La ricerca, che considera i rifiuti RAEE anche il loro valore in termini di risorse e non solo come problema, mette l’accento sulla necessità di avviare una filiera mondiale del riciclo efficiente e funzionale: se questi rifiuti fossero recuperati e riciclati secondo gli standard internazionali produrrebbero una ricchezza che supera i 52 miliardi di dollari.
Fonte: greenstyle.it
 
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