Diversi progetti sul tavolo, alcuni già ben avviati come la Fatturazione Elettronica obbligatoria, e tanti ostacoli ancora da superare.
L’obiettivo della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italiana appare oggi una mèta più vicina rispetto al passato, ma «non è scontata e nessuno ce la regalerà senza il nostro fattivo impegno», dice Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FORUM PA. Per questo “Si può fare se” è lo slogan scelto quest’anno per l’evento, che si terrà al palazzo dei Congressi di Roma dal 26 al 28 maggio prossimo. Per vincere le resistenze al cambiamento e raggiungere gli obiettivi servono azioni concrete e non banali, come ci spiega Mochi Sismondi in questa intervista.
 
È appena scattata la seconda fase della Fatturazione Elettronica verso la PA. Al di là dei risparmi derivanti dalla riduzione di carta e dal recupero di efficienza, quali saranno le conseguenze di questa importante trasformazione?
Dal 31 marzo in effetti tutte le amministrazioni pubbliche sono coinvolte nell’obbligo di accettare solo fatture elettroniche da parte dei loro fornitori. L’esperienza fatta nella prima fase dell’iniziativa, che coinvolgeva solo le amministrazioni dello Stato, ci dimostra che il successo è possibile, ma non scontato. Ma è un successo assolutamente necessario per allineare l’Italia ai nostri competitor europei: oltre ai citati benefici di efficienza e di riduzione della carta e quindi minore impatto ambientale, tale innovazione ha infatti almeno tre effetti fondamentali, decisivi per accelerare il percorso di digitalizzazione della PA e, con essa, dell’intero Paese.
Il più importante è la nuova possibilità che la PA avrà di tenere sotto controllo le spese e le situazioni debitorie. Il balletto delle cifre che possiamo vedere ogni volta che si citano i debiti della PA è una chiara dimostrazione di quanto ci sia bisogno di dati certi e stabili, presi direttamente alla fonte. Questa possibilità di controllo e di misurazione rende anche fattibile una reale accountability delle amministrazioni che, già cominciata con iniziative istituzionali importanti come ‘www.soldipubblici.gov.it’ e ‘www.opencivitas. it’, ha ancora profondi limiti sia di aggiornamento tempestivo sia di ampiezza del perimetro pubblico coinvolto.
Un secondo effetto è la riorganizzazione dell’intero flusso documentale che la Fatturazione Elettronica renderà necessario e che fungerà da “killer application” per la dematerializzazione dei processi di gestione dei documenti in tutto il loro ciclo di vita, dalla loro creazione alla loro archiviazione e conservazione a norma.
Infine l’obbligo della Fatturazione Elettronica verso la PA potrà dare un deciso impulso al processo di aggiornamento tecnologico delle nostre imprese, soprattutto le PMI, che scontano un pesante ritardo rispetto a tutti i Paesi europei. Certo dover emettere una fattura elettronica non implica necessariamente introdurre le moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione in azienda, ma può costituire uno stimolo importante, specie se si attiveranno tutti i necessari supporti, per intraprendere un percorso necessario che ostacoli culturali, generazionali o economici avevano reso difficile.
 
Nel recente passato sono stati approvati diversi provvedimenti nell’ambito dell’Agenda Digitale Italiana e ora stanno prendendo corpo varie iniziative, come lo SPID, l’Anagrafe Nazionale, il nodo pagamenti. C’è tanta carne al fuoco: si riusciranno a superare le inevitabili difficoltà organizzative e le resistenze al cambiamento?
Proprio perché l’obiettivo è ambizioso e i progetti sul tavolo sono tanti e complessi, abbiamo proposto come hashtag di FORUM PA 2015 lo slogan ‘#sipuòfarese’ che conferma il nostro lavoro per l’innovazione, sottolineando la necessità di porre un’azione tra noi e una meta che è sì possibile, ma non è scontata e che nessuno ci regalerà senza il nostro fattivo impegno. Vediamo di esaminare quindi con questo spirito positivo, ma non ingenuo, quelle che sono le condizioni necessarie per superare gli ostacoli a cui la sua domanda fa riferimento.
Noi crediamo che, affinchè si possano vincere le resistenze al cambiamento, che derivano sia da ostacoli culturali sia dalla difesa di interessi costituiti e di spazi di potere, siano necessarie condizioni di contesto non banali.
  1. La coraggiosa attuazione di un profondo processo di rinnovamento della macchina pubblica con una decisa ripresa del turnover che permetta l’immissione di nuove e più giovani professionalità nell’amministrazione italiana, che è la più vecchia del mondo e del tutto squilibrata verso professionalità giuridico-amministrative.
  2. Una nuova alleanza pubblico-privato che vada al di là delle buone intenzioni ed entri pesantemente nei meccanismi del Procurement pubblico di innovazione e delle convenzioni. L’opportunità data dalle nuove direttive europee emesse lo scorso anno e dal disegno di legge delega sugli appalti pubblici incardinato recentemente al Senato sono occasioni che non possiamo assolutamente perdere.
  3. Una grande attenzione alla coerenza e alla costanza negli sforzi. Il nostro Paese ha già visto su questo tema troppi “stop and go” per potersi permettere altri tentennamenti. Ormai, con i documenti sul piano per la crescita digitale e sulla banda ultra larga, cosa fare è chiaramente delineato. Si tratta ora di individuare chiaramente governance e ruoli per tutti gli attori pubblici e privati e di partire subito e non mollare sino a che non si siano raggiunti risultati percepibili dai cittadini e dalle imprese in termini di crescita del loro benessere equo e sostenibile.
  4. Un impegno molto più forte del passato sulla crescita delle competenze digitali di tutte le componenti: dei cittadini e delle PMI che fanno ancora una grande fatica a usare i servizi di egov e che in tal modo ci relegano agli ultimi posti in tutte le classifiche europee; degli operatori della PA che possono usufruire di una quantità di formazione che è tra le più basse in Europa e che continua a essere decisamente sotto la soglia di quell’1% del monte salariale che pure era stato fissato come minimo già dal 2001; dei vertici politici e amministrativi la cui a volte imbarazzante “ignoranza digitale” costituisce un limite oggettivo a molte politiche ed è una delle cause della mancata percezione di quella “emergenza digitale” che pure tutte le statistiche del “Digital Agenda Scoreboard” chiaramente mostrano.
 
Nel complesso, però, c’è stato un cambio di passo nell’ultimo anno, una maggiore attenzione verso i temi del digitale nella PA. È ottimista per il futuro?
L’ottimismo della volontà è per me un impegno di vita, ma è anche suffragato dalla universale condivisione della necessità di questo passaggio che è l’unico che ci potrà permettere di imboccare la via di una ripresa stabile e fondata su reali opportunità per i nostri ragazzi. La strada non è in discesa, ma non possiamo né tirarci indietro né fallire.
Fonte: ict4executive.it
 
 
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