«La determinazione di costi minimi d’esercizio resi obbligatori da una norma nazionale che impedisce alle imprese di fissare tariffe inferiori a tali costi, equivale alla determinazione orizzontale di tariffe minime imposte». Rispondendo in via pregiudiziale al Tar del Lazio, presso cui sono pendenti da oltre due anni numerosi ricorsi presentati dal gotha della committenza (tra cui Confindustria), i giudici del Lussemburgo hanno puntato il dito contro la natura anti–concorrenziale dei costi minimi nel settore dell’autotrasporto.
Ripristinati nel 2011 dal Governo come frutto di accordi di settore conclusi tra le associazioni di categoria, i costi minimi sono sempre stati oggetto di un durissimo braccio di ferro tra la committenza e i vettori. La sentenza sulle cause riunite rappresenta un faro importante per il settore, che da anni insegue una bussola normativa.

Nella sentenza la Corte ricorda che, nonostante le norme del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sugli accordi vietati tra imprese non siano vincolanti per gli Stati membri, questi ultimi sono sottoposti al dovere di collaborazione con l’Unione. Pertanto, la previsione di accordi committenza-vettori su costi minimi si configura come una violazione di tali norme.
Inoltre la Corte constata che l’Osservatorio sull’autotrasporto preposto alla fissazione dei costi deve essere considerato un’associazione d’imprese direttamente soggetto alle regole della concorrenza, dal momento che è composto dai rappresentanti delle associazioni di categoria ed è abilitato ad agire nell’interesse esclusivo della categoria.
Ma anche sotto il profilo della sicurezza la Corte Ue non lascia margini: in particolare i giudici rilevano come «la normativa si limiti a prendere in considerazione, in maniera generica, la tutela della sicurezza stradale, senza stabilire alcun nesso tra i costi minimi d’esercizio e il rafforzamento della sicurezza stradale».
Soddisfazione per la sentenza è stata espressa da Confindustria, che commenta: «Non esistono collegamenti tra i costi minimi e l’obiettivo della sicurezza stradale, invocata in modo strumentale per giustificare l’adozione di un regime tariffario obbligatorio per i servizi di autotrasporto».L’associazione si è poi detta disponibile a dialogare con le associazioni di autotrasporto e con il Governo per modificare la normativa nazionale coerentemente con la disciplina comunitaria e per formulare proposte di politica industriale volte al rilancio del settore.
Fonte: ilsole24ore.com
 
 
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